Presentata a Roma la prima rete in Italia sull’educativa hip hop e la sua pratica in contesti di marginalità sociale: i primi 14 contributi e le esperienze da tutta Italia raccolte e diffuse online nel secondo volume della collana “I Quaderni di daSud”
Tra coloro che formano la rete, anche i rapper: Kento, Kiave, Lucariello, Militant A, Picciotto, Kyodo, Zatarra, Musteeno, Moder, Oyoshe, Diamante, DonGocò
Roma, 19 dicembre 2022 – Roma, Napoli, Palermo, Bologna, Milano, Siena. C’è tutto un universo di professionalità artistiche legato alla cultura hip hop che da tempo opera all’interno di associazioni ed enti del terzo settore per sviluppare, realizzare e attuare progetti che hanno come fine ultimo la prevenzione e la riduzione del disagio di minori e adolescenti che vivono situazioni di marginalità sociale nelle scuole, nelle periferie e nelle carceri del nostro Paese.
A mappare per la prima volta le loro esperienze, i processi, le buone pratiche e i vari punti di vista è Keep It Real. Comunità in cerchio: la prima rete in Italia che unisce e riunisce rapper, artisti, educatori, enti del terzo settore, docenti, università e addetti ai lavori attorno all’hip hop come strumento educativo centrale nella rigenerazione e ricostruzione di identità, cultura e comunità nelle fasce giovanili più fragili.
Promossa da Associazione daSud e sostenuta da Fondazione Alta Mane Italia, la rete è stata lanciata e presentata lo scorso venerdì negli spazi di ÀP, l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, ospitata all’interno dell’IIS Enzo Ferrari di Cinecittà-Don Bosco a Roma, insieme all’omonima pubblicazione “Keep It Real. Comunità in cerchio”: un’opera corale e collettiva che raccoglie 14 contributi ed esperienze, diffusa online da daSud come secondo volume della collana “I Quaderni di daSud” sui percorsi e le esperienze educative che conduce nelle scuole della periferia est di Roma che vedono l’hip hop tra i linguaggi espressivi più utilizzati.
“L’anno appena trascorso – ha spiegato Pasquale Grosso, vicepresidente daSud e curatore della pubblicazione – è stato caratterizzato da una narrazione mediatica legata a fatti di cronaca aventi per protagonisti giovani trapper. Dalla rivalità tra gang alle aggressioni e alle violenze di gruppo, uno spaccato del Paese reale e delle sue difficoltà oggettive in determinati contesti urbani e periferici, raccontato come un fattore legato al mondo della musica e al suo immaginario. Una mezza verità e al contempo un approccio poco incline ad un dibattito reale sulle cause e sull’hip hop come strumento, metodo, antidoto e cura per un tessuto socio-culturale lacerato e sempre più ai margini. Di qui l’urgenza di avviare un confronto di settore sincero e la necessità di dare vita a una rete nazionale che si faccia promotrice e portavoce di un lavoro educativo complesso e faticoso, basato sull’Hip Hop, che va riconosciuto, legittimato e sistematizzato”.
Francesco “Kento” Carlo, Mirko “Kiave” Filice, Luca “Lucariello” Caiazzo, Luca “Militant A” Mascino, Davide “Skrim” Fant, Christian “Picciotto” Paterniti, Manuel “Kyodo” Simoncini, Antonio “DonGocò” Turano, Marco “Zatarra” Ottavi, Andrea “Musteeno” Gorni, Daniele “Diamante” Vitrone, Lanfranco “Moder” Vicari, Vincenzo “Oyoshe” Musto: sono solo alcune delle personalità della scena hip hop italiana che da anni portano avanti questo tipo di progetti in contesti di marginalità e che hanno aderito fin da subito alla neo rete insieme alle realtà sociali all’interno delle quali operano (CCO – Crisi Come Opportunità, CIES Onlus/MaTeMù, Polo musicale Maestri di Strada, Lo Stato dell’Arte, Street Arts Academy, Associazione Tato, 4 Raw City Sound).
“Siamo un gruppo di rapper e di arteducatori – chiarisce il portavoce della rete Antonio Turano, in arte DonGocò – che ha deciso di scendere in campo perché di fatto lo siamo già da tempo, ognuno nelle proprie realtà, in modo individuale e per iniziativa spontanea, consapevoli delle potenzialità aggregative, educative e inclusive che ha l’hip hop. In tutti i contesti di marginalità l’hip hop ha questa capacità sociale di (re)includere tutto ciò che è divergente e deviante. È uno strumento che ha il linguaggio del disagio e della devianza e che al contempo ha la capacità di includere: un paradosso potente, soprattutto per i risultati molto forti che permette di raggiungere. La nostra comunità in rete vuole essere pertanto una rappresentazione virtuosa di come si possono condividere pratiche, esperienze, metodi e di come si può diventare più grandi, forti e incisivi nell’azione quotidiana”.
Da qui ai prossimi mesi, la rete lavorerà per la costruzione di un sito web dedicato e alla calendarizzazione di vari incontri sparsi sul territorio nazionale per raccontarne la nascita e la formazione, diffondere consapevolezza e provare a intercettare anche altre realtà che ne condividono l’approccio e che potrebbero trovare in Keep It Real un gruppo di riferimento. Oltre poi ad altre attività e iniziative che verranno definite man mano, la rete si dedicherà alla scrittura di un manifesto per meglio delineare i punti cardine che ne caratterizzano il movimento nazionale.